I vetrai

 

" Con pinze, con griffe, con morse aggrinfiato

si impronta alla forma voluta dal fato,

o dal fiato,

o dal fatto di essere vetro soffiato. "

 

 

(Alberto Mugnaini, in Venticinquesimo anniversario,

opuscolo a cura della Vetreria Operaia Lux, Montelupo, 1992)

 

 

Il vetraio, mestiere duro e affascinante, si esercita alla Torre da ben trecento anni. Occupati in quelle che si dicevano "fornaci da vetri", i vetrai torrigiani hanno contribuito allo sviluppo economico non solo del piccolo borgo ma anche di tutta la comunità montelupina. Il fiasco, tipico contenitore toscano per il vino, era il prodotto più caratteristico che, fino ai primi decenni del Novecento, usciva dalle vetrerie della Torre, in varie forme e dimensioni. Anche ampolle da olio vi si producevano in notevole quantità.

La massa di vetro incandescente levata con le canne dalle bocche di fuoco dei forni perennemente accesi, e modellata con la tecnica della soffiatura a bocca, assumeva la sagoma voluta tra le mani esperte del maestro e dei suoi ausiliari.

Con l’introduzione delle macchine automatiche, alla Torre si produssero soprattutto bottiglie. Oggi dalla vetreria torrigiana escono oggetti artistici di pregio.

I vetrai della Torre, soprattutto a partire dalla fine dell’Ottocento, si sono distinti per rivendicare migliori condizioni economiche e di lavoro. La battaglia più grande e più difficile, quella del 1951, quando la vetreria ridusse drasticamente il numero dei lavoratori.

La manifestazione Montelupo Sottovetro che si tiene annualmente alla Torre è un’occasione unica per ammirare dal vivo l’arte antica di questi lavoratori.

 

Un maestro impegnato alla bocca

di levata di un forno.